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Parigi.

  • Immagine del redattore: Cristina Rotellini
    Cristina Rotellini
  • 7 feb 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Non mi importava del freddo, della stanchezza e dei pochi soldi. Ero a Parigi, il cielo si era tinto di rosa e ogni altro pensiero non aveva più importanza.

Tramonto rosa a Parigi. Senza Filtri. Febbraio 2018. @kristinaerre


“Si finiva sempre per tornarci, a Parigi, chiunque fossimo, comunque essa fosse cambiata o quali che fossero le difficoltà, o la facilità con la quale si poteva raggiungerla. Parigi ne valeva sempre la pena e qualsiasi dono tu le portassi ne ricevevi qualcosa in cambio. Ma questa era la Parigi dei bei tempi andati, quando eravamo molto poveri e molto felici.” Ernest Hemingway

Era appena finito uno degli anni più duri che avessi mai vissuto. E se qualcuno mi avesse chiesto il perché, molto probabilmente non sarei riuscita a rispondere.

La tristezza più profonda è la più difficile da spiegare.

Ha una causa e ha un motivo, di certo molto sinceri e innegabili, ma troppo a lungo taciuti. Il dolore ha perso la sua voce e non riesce a raccontarsi, per questo si piange.

O ci si ammala, o ci si chiude in se stessi.

E dopo aver provato qualunque cosa per liberarmi da quella trappola grigia e soffocante, nessuna idea mi sembrò più dolce e piena di speranza che comprare un biglietto per Parigi.

La città della luce, a me che ero così oscura ormai da troppo tempo, mi apparve subito come una vecchia casa in attesa che io tornassi ad aprire le finestre. Non ci eravamo mai conosciute, io e Parigi, eppure tutto mi sembrava mio, vicino, intimo, con un profumo speciale di antichi desideri mai espressi, eppure vivi e più che mai reali.


Quando dicono che viaggiare è la risposta a tutto, posso dire senza dubbio che almeno per me, quella fu la risposta giusta. La città sapeva parlare a quella parte perduta e nascosta dell'anima, quella sommersa dalle paure, dai 'dovrei', dai giudizi altrui. Una parte soffocata e sofferente, che chiedeva a gran voce di esplodere.

Di emergere.

Di splendere.

Di ridere.

Di chiedere.

Di desiderare.

Di egoisticamente volere.


Fu così che il primo giorno arrivai con un cielo colorato di rosa. Nemmeno nella più banale delle mie passeggiate mentali avrei potuto sperare in un tramonto così perfetto. La luce pervadeva l'aria, era tutto luce e aria. Un abbraccio rosa di leggerezza clemente che sembrava dirmi ' ti perdono'.

Il freddo a farmi da coperta, a farmi da corazza.

Il cielo si stava preparando per il mio regalo di compleanno: una neve calda e silenziosa.

Come un sipario calò sul Louvre e incoronò la sua eterna bellezza.


Camminai ogni giorno, senza fermarmi mai: attraverso le vie principali e i Passages, lungo la Senna e su e giù per scale di Montmatre. Ad ogni passo la vecchia me si stancava un po' di più e le catene che mi pesavano sulle ossa scivolavano lentamente via, per lasciare il posto ad una forza timida ma incessante.


Trovai rifugio tra le mura di Shakepeare&Co., tra le pareti di libri e parole, tra le storie scritte e quelle solo sussurrate, tra l'affascinante aura della gatta Aggie e la potenza gentile di una donna come Sylvia Beach.

Voglio essere come Sylvia Beach, pensai. Costruire un tempio di valore e arte, creare qualcosa che duri nel tempo e regali bellezza e meraviglia alla gente.

Ambizioso. Non era da me. E già questo mi piaceva moltissimo.


Mangiai bene, non feci shopping, lessi molto, andai a letto presto, non salii sulla Tour Eiffel.

Ma soprattutto mi innamorai di nuovo di me stessa.


Scrissi tutto quello che provavo e che mi passava per la testa. Scrissi ogni sensazione, ogni piccola novità, ogni minimo miglioramento della mia vita malandata.

In qualche modo, avevo ripreso a parlarmi.

Mi era sempre piaciuto scrivere, perché avevo smesso?

Perché avevo chiuso il fiore nel cassetto e avevo lasciato che appassisse?


Forse perché fino a quel momento, non avevo mai realizzato che io non mi credevo meritevole di un'occasione.

E se dovessi scegliere un unico grazie da dire a Parigi, sceglierei di dirle grazie per avermi regalato se stessa senza riserve. Senza piani, senza giudizi e senza aspettative.

Con il cuore aperto e generoso, che accetta le tenebre ma tende alla luce.


Neve al Louvre. Febbraio 2018. @kristinaerre




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