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  • Immagine del redattoreCristina Rotellini

I miei 7 punti chiave da "La felicità è in cammino".

(Marco Conti): Gallina – Castiglione d’Orcia 01/09/2020

L’incontro con una “artista della mia generazione”, un corso d’acqua tra le crete.


Ho avuto il piacere e la fortuna di venire intervistata da Marco Conti di AmiataNews. Ecco gli highlights di questa bella chiacchierata sul lavoro, la formazione, i sogni e...la vita.


Mi sentivo sbagliata all’inizio e forse ancora ho questa sensazione. Viviamo una società dove, vuoi o non vuoi, si cerca un’etichetta, una sorta di stabilità, un’inquadramento nella vita. Del resto, una delle prime domande che ti fanno è “Cosa fai nella vita?” o piuttosto “Che lavoro fai?”, come se tutto questo ti dovesse in qualche modo identificare. Quando fai tante cose e ti piace quel che fai, non senti di sceglierne una a scapito di un’altra. Io ho la sensazione di essere un prisma, sono alla continua esplorazione di quel che è la personalità, cercando di comprendere. Diciamo anche che in situazioni cosiddette “di paese”, accade di sentirsi dire che “Vuol fare tante cose ma, in realtà, non ne sa fare nessuna”, “È grande ormai ma è ancora indecisa”, “Non ha ancora chiaro cosa vuole dalla vita”… Invece no, sono convinta di averlo chiaro quel che desidero dalla vita, ovvero riuscire a portare avanti tutto quel che faccio e creare un percorso poliedrico. Tutto questo, in particolar modo al principio, mi ha fatto sentire “sbagliata”, perché non sempre viene compreso questo bisogno interiore che ho di ricerca. Ogni giorno costruisco me stessa, un passo alla volta, in un percorso dove cammino con volontà, dedizione e formazione con la curiosità e la voglia di scoprirmi.


L’acqua è un elemento naturale e vitale; è fluida, non si ferma dinanzi agli ostacoli che incontra lungo il suo percorso naturale, si plasma, si adatta e supera pietre, sassi o altro; si infiltra negli spazi più piccoli e trova nuovi percorsi. Se alimentata, l’acqua ha sempre un punto di arrivo, sfocia sempre da qualche parte rinnovandosi. Così come per gli interessi e le esperienze che vivo: tutto mi arricchisce, mi forma, mi plasma, mi aiuta nel percorso che è la vita per andare a sfociare in quel che vorrei diventare: un’artista della mia generazione dove l’arte è vivere senza scegliere etichette, riuscendo a far convivere quel che piace essere e quel che piace fare.


Una sorpresa bellissima per me è stata quella degli spot pubblicitari; ho fiducia e speranza di ripetere questa esperienza perché è un ruolo del mondo artistico, pubblicitario e della moda a cui inizialmente non avevo dato molto credito e che invece mi piace molto. Tutto è concentrato in pochi secondi; devi raccontare una storia, un’emozione, convincere chi ti guarda ad acquistare un prodotto, creare una necessità, cambiare in qualche maniera la prospettiva delle abitudini. Mi piace, mi affascina e percepisco l’energia che si diffonde in quel microcosmo che il è il set. Dopo l’esperienza in alcuni cortometraggi, mi piacerebbe anche fare dei film. Parallelamente mi piacerebbe continuare l’esperienza nella moda. Sta cambiando sempre più l’idea che si possa fare la modella solo da giovanissima, con taglia 40 piuttosto che con una pelle quasi da adolescente. Si sta abbandonando questo concetto di finta perfezione, in particolar modo all’estero, andando verso modelle che hanno iniziato all’età di 50 anni e che magari lo fanno anche ad 80. Come modella, ho iniziato anch’io con molte critiche come l’essere  alta ma non abbastanza, l’avere lineamenti mediterranei rispetto a quelli più dolci preferiti in quegli anni. Ho perseverato, affrontato anni difficili. Ora, paradossalmente, visti i miei 31 anni, età dove non ti chiama quasi più nessuno, sto avendo nella moda una sorta di seconda stagione ricevendo importanti soddisfazioni. Fino a quando potrò, indipendentemente dall’età, se mi dovessero chiamare per sfilate o servizi fotografici, risponderò di “si”. Dico questo anche per incoraggiare tante donne che magari hanno sognato di farlo a 15 anni ma non sono riuscite: voglio dire che non è mai troppo tardi per realizzare i propri desideri e le proprie ambizioni.


Una casa si costruisce sulle fondamenta e qui, a Gallina, in Val d’Orcia, ci sono le mie. Qui sento di avere forti quelle dell’appartenenza e non solo per esservi nata ma per la vita che si respira. “Qui non c’è nulla…”, “Ma dove vivi…”, “Non c’è da far nulla qui”… me lo sono sentito dire spesso durante l’adolescenza. Invece credo  che qui ci sia tutto; ci sono le persone, ci sono io, ci sono gli alberi, c’è quello che mi piace, ci sono i fiori, i colori, l’argilla, l’acqua che scorre, i sassi sempre diversi in terra. Posso camminare scalza, respirare la libertà, aprire la finestra e non avere davanti ostacoli di cemento ma l’infinito dell’orizzonte. Qui c’è tutto per me. Anche se da adolescenti e da giovani si soffre un po’ questa cosa per il naturale bisogno del gruppo, ho sempre difeso questi luoghi. Qui ho imparato a farmi bastare le cose, amare la semplicità, non avere sempre la necessità di una distrazione come può essere un locale, un bar, andare per negozi o stare nella confusione. Tutto questo mi serve nella vita. Sono stata nelle grandi città, in centro a Firenze; ma a Gallina, dove ci troviamo serenamente in questo momento, un nome così buffo e bello che orgogliosamente nomino a chi mi chiede da dove provenga, basti a te stessa. Qui ho già tutto quello che mi occorre, pur non essendoci niente.


Il pregiudizio è ovunque, in molti ambienti che frequentiamo non necessariamente lavorativi, il pregiudizio è nell’essere umano e in particolare rivolto verso le donne. Già quando fai un lavoro legato all’estetica, rischi di passare da stupida, così come quando ti senti dire che a trentuno anni ancora vuoi fare certe cose e non hai messo su una famiglia, pensando a cosa possa avere nella testa… Il pregiudizio vive con noi, non si può pretendere di vivere senza perché è molto più facile giudicare che capire. Se ci capissimo tutti e cercassimo di comprenderci non vi sarebbero gli scontri che ci sono oggi che spesso divengono invidia, quasi  odio. Il pregiudizio è facile, è la strada più breve per chi giudica ma, se impari a conviverci, a farci una risata sopra, a prenderlo con ironia, a prendere in giro per prima te stessa, togli l’arma al “nemico” perché di solito il giudizio viene usato per ferire, per metterti in dubbio. Nel momento in cui ti prendi in giro, capisci che dall’altra parte ci potrebbe essere un ripensamento e forse anche uno spunto di riflessione su quel che ti è stato detto o pensato.


La formazione è per me una priorità; oltre a quella indispensabile e specifica per il lavoro, appena ho un momento libero leggo, vado a vedere una mostra, studio una materia nuova. Per il mio  lavoro di modella, ho  fatto un anno di stilismo, quattro di sartoria, tutto per capire bene, conoscere e maneggiare i tessuti, la costruzione dell’abito. Inoltre, oggi, abbiamo Internet, valide applicazioni che danno opportunità formative e di conoscenza. La tecnologia ci permette di informarci, studiare e apprendere ovunque ci troviamo; è una grande risorsa e opportunità rispetto a qualche anno fa quando dovevamo ci si doveva spostare in città anche lontane per frequentare corsi universitari. La formazione è uno stato mentale e fisico. Non dobbiamo essere statici, fossilizzarsi su una o poche cose; per quanto ci si possa innamorare di una materia, non ci deve sembrare così sbagliato studiare recitazione anche se siamo degli ingegneri che vanno a spiegare il funzionamento di un macchinario; magari, proprio grazie alla recitazione potremmo arrivare meglio al cuore delle persone, far rimanere più impresso quello che hai esposto. far sorridere durante una lunga convention. Ricordiamo la nozione, ma anche chi la spiega e come lo fa,  perché ci aiuta a comprendere e a ricordare. Quante volte abbiamo ricordato la bravura di un professore non solo perché conoscesse la sua materia, ma perché ci appassionava, ci emozionava, ci faceva ridere su qualcosa su cui di solito non ridevamo. La formazione è vedersi come un progetto di vita; diamoci un’opportunità di vedere chi siamo oltre la formazione scolastica, diamoci un’opportunità. La formazione e lo studio sono  l’insieme della conoscenza,  sono l’approccio e il futuro della vita.


Ho scoperto una piccola grande cosa, anche durante questo periodo così difficile a causa della pandemia, dove tutto il mondo si è in buona parte fermato. Una sensazione che già avevo iniziato a intuire lo scorso anno. Dal mio punto di vista, quel che noi sbagliamo è il pensare che la felicità sia un punto di arrivo della nostra vita, anche in base al raggiungimento dei nostri obiettivi. Credo invece sia il contrario: è proprio per raggiungere i tuoi obiettivi e sentirti realizzata, nonostante tutto, nonostante non si arrivi a raggiungerli tutti, che devi essere felice prima. La felicità è per me un punto di partenza e non di arrivo; la felicità è il motivo che ti fa impegnare nelle cose che fai, che ti piacciono, trasmettendo qualcosa di buono e di positivo a chi ti è intorno e a chi incontri. Nel momento in cui si mette tutto alla fine, a quel che riteniamo il traguardo della vita e che guardiamo da lontano, rischiamo di sprecare e di non vivere quel che è il viaggio della nostra esistenza. Dobbiamo essere felici di quello che abbiamo perché è molto. Dobbiamo conoscerci, avere una profonda consapevolezza verso noi stessi per non rischiare di arrivare alla fine del nostro percorso di vita senza sapere chi veramente siamo e se quel che volevamo era proprio quello desiderato. Dobbiamo essere felici già oggi.



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